Elea-Velia

Elea-Velia

martedì 9 marzo 2010

Simone Weil: L'ombra e la Grazia





















Dio pena, attraverso lo spessore infinito del tempo e della specie, per raggiungere l'anima e sedurla. Se essa si lascia strappare, anche solo per un attimo, un consenso puro e intero, allora Dio la conquista. E quando sia divenuta cosa interamente sua, l'abbandona. La lascia totalmente sola. Ed essa a sua volta, ma a tentoni, deve attraversare lo spessore infinito del tempo e dello spazio alla ricerca di colui ch'essa ama. Così l'anima rifà in senso inverso il viaggio che Dio ha fatto verso di lei. E ciò è la croce.
Due forze regnano sull'universo: luce e pesantezza.
C'è una colpa sola: non aver la capacità di nutrirsi di luce. Perché, abolita questa capacità, tutte le colpe sono possibili.
Ci si stupisce che il dolore non nobiliti. Perché, quando si pensa ad un infelice, si pensa alla sua infelicità. Ma l'infelice non pensa alla sua infelicità; ha l'anima colma di qualsiasi pur minimo sollievo che gli sia concesso desiderare.
Come un gas, l'anima tende ad occupare la totalità dello spazio che le è accordato.
Dalla miseria umana a Dio. Ma non come compensazione o consolazione. Come correlazione.
«Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo.» Questo punto d'appoggio è la croce. Non ce ne possono esser altri. Bisogna che esso si trovi all'intersezione del mondo e di ciò che non è il mondo. La croce è questa intersezione.
Dobbiamo attraversare – e Dio prima di noi, per venire fino a noi, perché egli viene per primo – lo spessore infinito del tempo e dello spazio. Nei rapporti fra Dio e l'uomo, l'amore è il più grande possibile. È grande come la distanza che dev'esser superata.
Due concezioni dell'inferno. Quella comune (sofferenza senza consolazione); la mia (falsa beatitudine, credersi per errore in paradiso).
Essere nulla per essere al proprio vero posto nel tutto.
Fra gli esseri umani, si riconosce pienamente l'esistenza soltanto di coloro che amiamo.
Il male è l'illimitato, ma non è l'infinito.
Solo l'infinito limita l'illimitato.
In modo generale, non desiderare la sparizione di nessuna delle proprie miserie, bensì la grazia che le trasfiguri.
La grandezza suprema del cristianesimo viene dal fatto che esso non cerca un rimedio sovrannaturale contro la sofferenza bensì un impiego sovrannaturale della sofferenza.
L'algebra e il denaro sono essenzialmente livellatori; la prima intellettualmente, l'altro effettivamente.
L'amore, in chi è felice, è volontà di condividere la sofferenza dell'amato infelice. L'amore, in chi è infelice, è essere pieno della nuda nozione della felicità dell'amato, senza partecipare a quella gioia, e nemmeno desiderare di parteciparvi.
La nostra vita è impossibile, assurda. Ogni cosa che noi vogliamo è contraddittoria con le condizioni o con le conseguenze relative; ogni affermazione che noi pronunciamo implica l'affermazione contraria; tutti i nostri sentimenti sono confusi con i loro contrari. Siccome siamo creature siamo contraddizione; perché siamo Dio e, al tempo stesso, infinitamente altro da Dio.
L'uomo vorrebbe essere egoista e non può. È questo il carattere più impressionante della sua miseria e l'origine della sua grandezza.
Noi vorremmo che tutto quel che ha valore fosse eterno. Ora, tutto quel che ha valore è il prodotto di un incontro, dura in seguito all'incontro e finisce quando quel che s'era incontrato si separa. [...] La meditazione sul caso che ha fatto incontrare mio padre e mia madre è ancor più salutare di quella sulla morte. C'è forse una sola cosa in me che non abbia la sua origine in quell'incontro? Solo Dio. E anche la mia idea di Dio ha la sua origine in quell'incontro.
Non è forse la massima sventura, quando si lotta contro Dio, quella di non essere vinto?
Nulla al mondo può toglierci il potere di dire Io.
Se non ci fosse, a questo mondo, l'infelicità, ci potremmo credere in paradiso.
Sforzarsi di sostituire sempre più nel mondo la non-violenza efficace alla violenza.
Siamo ciò che è più remoto da Dio, al limite estremo; da cui non sia però totalmente impossibile tornare a lui. Nel nostro essere, Dio è lacerato. Siamo la crocifissione di Dio. L'amor di Dio per noi è passione. Come il bene potrebbe amare il male senza soffrire? Anche il male soffre amando il bene. L'amore reciproco di Dio e dell'uomo è sofferenza.
Solo compiendolo si ha l'esperienza del bene.
Si ha l'esperienza del male solo vietandoci di compierlo; o, se lo si è compiuto, pentendosene.
Quando si compie il male, non lo si conosce, perché il male fugge la luce.
Tutti i peccati sono tentativi per colmar dei vuoti.
Vuotarsi; ci si espone a tutta la pressione dell'universo che ci circonda.

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