Elea-Velia

Elea-Velia

martedì 4 novembre 2008

Salviamo la creazione
di Edward O. Wilson

in “Il Sole-24 Ore” del 2 novembre 2008

Caro Reverendo, non ci siamo mai incontrati prima, ma sento di conoscerla abbastanza bene per
poterla chiamare amico. Prima di tutto, siamo cresciuti nella stessa fede. Da ragazzo ho risposto
anch'io alla chiamata all'altare e sono stato battezzato nella fede della Chiesa Battista del Sud.
Sebbene io ora non aderisca più a quella fede, credo che se ci incontrassimo e parlassimo
privatamente delle nostre verità più profonde avverrebbe in uno spirito di reciproco rispetto e di
buona volontà. So che condividiamo molti precetti morali. Forse dipende anche dal fatto che siamo
entrambi americani, e per quanto possa ancora contare per le buone maniere, veniamo entrambi dal
Sud degli Stati Uniti.
Le scrivo per avere il suo consiglio e il suo aiuto. Naturalmente, nel fare ciò, non posso non
ricordare le differenze fondamentali nelle nostre rispettive visioni del mondo. Lei è un fedele
interprete delle Sacre Scritture. Rifiuta le conclusioni a cui è giunta la scienza sull'origine
dell'uomo. Lei crede che l'anima di ciascuno di noi sia immortale, e considera questo pianeta un
luogo di passaggio verso una seconda ed eterna vita. La salvezza è assicurata solo a coloro che sono
redenti in Cristo.
Io sono un umanista laico. Penso che l'esistenza sia ciò che ne facciamo in quanto individui, che
non ci sia alcuna garanzia di una vita dopo la morte, che paradiso e inferno li creiamo noi stessi, su
questo pianeta. Non c'è un altro posto per noi al di fuori dalla Terra. L'umanità si è originata qui
dall'evoluzione di forme di vita inferiori nel corso di milioni di anni. E sì, lo dirò sottovoce, i nostri
antenati erano scimmie antropomorfe. La specie umana si è adattata fisicamente e mentalmente alla
vita sulla Terra e può vivere solo qui e da nessun'altra parte. L'etica è il codice di comportamento
che condividiamo sulla base della ragione, della legge, dell'onore e di un innato senso del pudore,
anche se qualcuno ascrive tutto ciò alla volontà di Dio.
Per lei, la gloria di un'invisibile divinità; per me, la gloria di un universo alla fine svelato. Per lei, il
credo in un Dio fatto uomo per salvare l'umanità, per me il credo nel fuoco di Prometeo carpito per
rendere gli uomini liberi. Lei ha trovato la sua verità finale; io la sto ancora cercando. Posso essere
in errore io come può esserlo lei. Possiamo avere entrambi, almeno in parte, ragione.
Le nostre differenze nella visione del mondo ci dividono irrimediabilmente? No. Io e lei, e ogni
altro essere umano, ci battiamo per le stesse istanze di sicurezza, di libertà di scelta, di dignità
personale e abbiamo bisogno di una causa in cui credere, qualcosa che ci trascenda.
Vediamo allora, se riusciamo e se lei ne ha voglia, di incontrarci al di qua della metafisica per
occuparci del mondo reale che condividiamo. Pongo così la questione perché lei può davvero
aiutare a risolvere un grande problema che mi sta profondamente a cuore. E spero che condivida la
mia preoccupazione. Propongo di mettere da parte ciò che ci separa per salvare insieme la
Creazione. La difesa del vivente ha un valore universale. Non sorge da dogmi religiosi o ideologici,
né li promuove, ma serve gli interessi dell'intera umanità, senza discriminazioni.
Reverendo, abbiamo bisogno del suo aiuto. La Creazione - il mondo vivente - è in grave pericolo.
Gli scienziati ritengono che, se le attività distruttive dell'uomo continueranno al ritmo attuale, metà
delle specie animali e vegetali sulla Terra scomparirà o sarà destinata all'estinzione entro la fine del
secolo. [...]
A questo punto lei mi può chiedere: perché mai vi rivolgete a me? Perché la religione e la scienza
sono le due forze più potenti nel mondo di oggi. Se esse trovassero un punto d'incontro sul
problema della conservazione, la questione sarebbe presto risolta. Se esiste un qualche precetto
morale condiviso dai popoli di tutte le fedi, è quello dell'obbligo di preservare per noi stessi e per le
future generazioni un ambiente bello, ricco e salubre.
Sono sconcertato dal fatto che così tanti leader religiosi, che rappresentano spiritualmente la grande
maggioranza degli abitanti del mondo, abbiano finora esitato a considerare la protezione del mondo
vivente una parte importante del loro magistero. Pensano davvero che l'etica antropocentrica e la
preparazione alla vita nell'aldilà siano le uniche cose che contano? Ancora più sconcertante è la
convinzione, così diffusa tra i cristiani, che il giorno del giudizio sia imminente e lo stato del
pianeta abbia perciò scarsa importanza. In tutto il mondo milioni di persone (tra cui il 60 per cento
degli americani, secondo un'inchiesta recente) credono alla lettera nelle profezie del Libro
dell'Apocalisse. Molti sono convinti che assisteranno alla Fine dei Tempi durante la propria
esistenza terrena. Gesù tornerà sulla Terra e coloro che saranno redenti dalla fede in Cristo
ascenderanno anima e corpo nei Cieli, mentre gli altri dovranno lottare in vita tra mille difficoltà e,
dopo la morte, riceveranno la condanna eterna. [...]
Per quelli che credono in questo tipo di fede cristiana, il destino di dieci milioni di altre specie che
abitano la Terra è del tutto irrilevante. Questa dottrina e altre dello stesso tenore non sono messaggi
di speranza e di compassione, ma piuttosto di crudeltà e di disperazione. Non appartengono al cuore
del cristianesimo. Reverendo, mi corregga se sbaglio!
Mi lasci piuttosto azzardare un'etica alternativa. La grande sfida del ventunesimo secolo è
assicurare a ogni essere umano sulla Terra una vita decente preservando il più possibile di ciò che
resta del mondo vivente. La scienza ci ha dato un argomento in più a favore di questa etica: più cose
impariamo sulla biosfera, più complessa e meravigliosa essa ci appare. Lo studio della biosfera è
una vera miniera di sorprese: ne tracciamo i contorni e il disegno che ci appare è sempre più grande.
La Terra, e soprattutto la sottile pellicola di vita che l'avvolge, è la nostra casa, la nostra fonte, il
nostro sostegno a un tempo fisico e spirituale.
So che nella mente di molti la scienza e l'ambientalismo vengono associati all'evoluzione, a Darwin
e al processo di secolarizzazione. Mi lasci mettere da parte tutte queste trappole (vi tornerò più
avanti) e sottolineare ancora una volta che proteggere la bellezza della Terra e la sua strabiliante
varietà di forme di vita dovrebbe essere un nostro comune obiettivo, al di là dei contrasti di ordine
metafisico che possono esserci fra le nostre credenze. Per usare una parabola, nel buon modo del
Vangelo, mi permetta di raccontare la storia di un giovane uomo il quale, appena terminati gli studi
per il suo ministero, era così convinto nella sua fede che per ogni questione morale si richiamava a
passi della Bibbia. Quand'egli visitò la foresta pluviale del Brasile, una vera cattedrale naturale, vi
riconobbe la mano di Dio e scrisse nei suoi appunti: «Non è possibile dare un'idea adeguata dei
sentimenti sublimi di meraviglia, ammirazione e devozione che s'impadroniscono del nostro spirito
e lo elevano». Questo giovane uomo era Charles Darwin nel 1832, all'inizio del suo viaggio sul
brigantino di Sua Maestà Beagle, prima che sviluppasse qualsiasi idea sull'evoluzione.
E questo è invece Darwin che, a conclusione dell'Origine delle specie nel 1859, avendo ormai
abbandonato il dogma cristiano e formulata la sua teoria dell'evoluzione attraverso la selezione
naturale, scrive: «Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse
forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che,
mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge della gravità, da un così
semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a
evolversi». Il rispetto di Darwin per la vita rimase immutato, indipendentemente dal terremoto che
sconvolse la sua vita spirituale. E lo stesso dovrebbe accadere nel confronto che oggi separa
l'umanesimo scientifico dall'ortodossia religiosa. E che separa lei da me.

© 2006 Edward 0. Wilson
© 2008 Adelphi Edizioni spa, Milano
Published by arrangement with Roberto Santachiara Literory Agency
II libro di Edward O.Wilson, «Creazione», (trad. di Giuseppe Barbiero, Adelphi, Milano, pagg.198,
€19,00), da cui è tratto questo brano, sarà in libreria martedì 4 novembre.

venerdì 31 ottobre 2008

Editoriale

I semata dell’Essere

Agli albori della tradizione Occidentale Parmenide di Elea espose la sua visione dell'universo in due modi apparentemente inconciliabili. Perché dopo 2500 anni siamo ancora qui ad arrovellarci sul motivo?
La Dea mostrerà a Parmenide due vie a cui guardare: la “Via delle Opinioni”, da considerare come un “ordinamento ingannevole di parole” e la “Via della Verità”, da ritenersi un “sentiero di persuasione”; due mondi apparentemente inconciliabili ma che nell’uomo trovano una sicura commistione, non fosse altro per il fatto che senza opinioni non ci sarebbe spazio per l’intuizione né possibilità, di conseguenza, di perseguire la Verità.
Cogliere il senso della vita nella sua pienezza, in una percezione assoluta, come in un’unica immagine, per così dire, non è facile, più semplice è confondersi col quotidiano, con la pochezza di un certo modo di vivere, perlopiù dilagante.

Provare a scovare i semata dell’Essere è il nostro auspicio, consapevoli dell’importanza del nostro passaggio su questo splendido Pianeta: bellezza e giustizia potrebbero essere la meta, fantasia e creatività gli espedienti e l’ironia la nostra verità, senza mai prendersi troppo sul serio né continuare a crogiolarsi nel solo fango; già questo, forse, potrebbe essere un buon inizio, in rispetto proprio del messaggio che affidò la dea.
Riuscire a cogliere dei messaggi divini è alquanto arduo e non scevro da fraintendimenti, perchè come ci suggerische un antico sapiente: "Il Signore, che ha l'oracolo a delfi, non dice e non nasconde ma dà segni".(Eraclito).
Confidiamo nella lanterna del vecchio Eleate e nei tanti compagni di viaggio che vorranno condividere un sentiero comune attraverso parole persuasive. A cosa possa servire tutto ciò risulterà all'inizio del nostro viaggio poco chiaro. Una prima considerazione che ci sentiamo di fare è che da un punto di vista evolutivo il vantaggio assicurato dalla cultura sia proprio la stabilità dei rapporti umani, ossia la condivisione di valori da parte di una comunità durante i lunghi spazi di tempo.
In molti vivono di presunte certezze ma non fanno altro che mostrare la confusione del proprio”io”, di sicuro fin troppo angusto. L’individuo è destinato a generare, a distruggere ed è sottoposto a tutte le divisioni operanti nel parco naturale delle differenze, solo un senso più profondo della realtà potrebbe condurlo alla verità dell’Essere, in equilibrio con gli altri e con sé stesso.
Preservare l’anima del Mondo dovrebbe essere la meta, in essa l’essenza della vita, l’eterno dell’essere parmenideo.